Dopo una serie di tentativi non andati a buon fine, finalmente siamo riusciti a partecipare ad una delle serate organizzate presso il ristorante Prato Gaio di Montecalvo Versiggia (PV) dal caleidoscopico quartetto Francesco Beghi, maître à penser enogastronomico, Matteo Berté, enologo, Giorgio Liberti, patron del Prato Gaio e Roger Marchi, front man del gruppo.
Unisce questi simpatici signori la volontà di valorizzare il territorio oltrepadano dal punto di vista enogastronomico tant’è che hanno dato vita al progetto Oltre la storia. Scopo del progetto è quello di degustare di vecchie annate di vini dell’Oltrepò pavese affiancati da piatti della tradizione oltrepadana in modo da esaltare per contrapposizione o concordanza il vino scelto.
La cantina protagonista della cena del 7 ottobre è stata Monsupello di Torricella Verzate con i suoi Brut “Blancs de noir”. Al pubblico e al sottoscritto nota per gli spumanti metodo classico ma che in realtà presenta una produzione di vini vastissima. Ci si trova di tutto: bianchi, rosati, rossi, fermi, mossi, secchi, dolci, vitigni autoctoni ed internazionali: un vero spasso per gli amanti del vino.
L’Azienda ha visto nel fondatore Carlo Boatti la persona che ha “tracciato il solco”.
La linea che doveva essere seguita, non a parole ma nei fatti era quella dell’assoluta sostanziale qualità. Basta l’acronimo VSQ (vino spumante di qualità) perché il consumatore sia avvertito che ciò che viene prodotto è qualitativamente al top, ponendo in secondo piano l’elemento dell’indicazione geografica garantita da cui deriva (DOCG). In soldoni il marchio Monsupello è sinonimo di qualità, al di là della gerarchia dei segni distintivi.
Nel corso della serata il figlio Pierangelo, scevro da campanilistici apprezzamenti, ha affermato che beve Champagne perché vuole confrontarsi con i migliori per emularli.
Di questo obiettivo gli danno conferma i prestigiosi premi ripetutamente ottenuti, anche grazie ad una equipe di primo livello che vede nel pacato enologo Marco Bertelegni l’elemento di punta (inserimento del Monsupello Nature fra i 25 vini Platinum del Merano Wine Festival, il Tre bicchieri 2017 della Guida del Gambero Rosso per il Brut e molti altri che non sto qui ad elencare per non scadere nell’adulazione).
Ma torniamo al racconto della serata.
Verso le ore 21.00, Roger Marchi presenta la cantina Monsupello, padroneggiando con consumata esperienza il microfono e il campanellino che, al temine del prologo, dà inizio alle danze.
Viene servito l’antipasto costituito da una insalatina tiepida con baccalà su un letto di patate, ceci e anelli di porro fritto il tutto
legato dall’olio al ginepro. Accompagna la pietanza il Monsupello Brut Millesimato 2011 VSQ giallo paglierino note di miele e pesca bianca, persistente con notevole spalla acida. Abbinamento Azzeccato.
Di seguito, i farsulé (frittelle) di robiola di capra con salsa di pere si fondono ed esaltano con il Monsupello Brut Millesimato 2008 VSQ. Il piatto per nulla unto viene sgrassato dalle raffinate bollicine. Il vino di color giallo oro, perlage fine, al naso frutto al palato sapido e secco. Un vino verticale. Abbinamento molto azzeccato.
Successivamente, il primo piatto costituito da Tortelli di zucca amaretti e mostarda di Voghera con funghi. Abbinamento Monsupello Classese Brut millesimato 2006. Al naso nota di idrocarburo affiancata a nota balsamica con bollicina sottile. Ottimi entrambi il primo per la pasta fine e il ripieno misuratamente dolce, il secondo per la finezza e persistenza. Belli e buoni ma separati in casa dal fungo.
Come seconda portata, Faraona disossata con ripieno tradizionale della Valle Versa e Monsupello Classese Brut Millesimato 2004 definito dal Francesco Beghi “paradigma dell’Oltrepò“, piacevole vena ramata, bollicina evanescente. Un vino elegante. Buono l’accostamento alla carne bianca.
Dulcis in fundo, zuppetta di cachi con cioccolata amara e gelato alla cannella. Setosa la zuppetta grazie a cachi dolci privi di note astringenti aromatizzata dal gelato alla cannella e con la nota amara della cioccolata. C’è qualcosa di nuovo oggi nel dolce, anzi d’antico. A mio avviso nella tradizione delle pesche ripiene con cioccolata. Dolce ma non troppo, raffinato ma nel contempo semplice.
E a questo punto compaiono le promesse “pepite”: Monsupello Nature 2002 Riserva Carlo Boatti che non ho volutamente abbinato al dolce ritenendolo un vino da meditazione, come per altro suggeriva il menù stesso. Va gustato da solo. Bollicina finissima e spuma leggerissima. Color oro tendente al ramato, al naso erbe officinali, sapido e persistente. Chapeau!
Applausi finali per la famiglia Boatti, per tutto lo staff del Ristorante Prato Gaio, in particolare per la cuoca, “che bella parola“, Daniela Calvi.
By D.T.
Ecco le bolle spaziali:
