Orvieto, 2008. Conte Ottavio Piccolomini

Un winesnob come me (mi accollo la meravigliosa definizione rubricata nell’altrettanto meraviglioso sito Passionegourmet) non dovrebbe neanche avvicinarsi a vini così! Ed invece la bottiglia riposava, anzi era stata dimenticata nella mia cantina chissà da chi e chissà quando. Poi quale sia stato il motivo per cui ho voluto sfidare le ossidazioni (ed i pregiudizi), proprio non so…

Beh…Signori…Mi dispiace per voi, ma la sorpresa! Il vino è apparso (non solo a me) integro, di puntuale freschezza e di bella presenza di frutto, di piacevole persistenza. Maturo, si, ma non appassito. Ma chi l’avrebbe mai detto?  Anche i vini dei “negozianti” hanno un’anima? 

d.c.


Verdea la Tonsa, Nettare dei Santi.

Viene dalle zone di San Colombano questo vino frizzante secco, senza denominazione, senza indicazioni, senza nulla… sappiamo solo che è prodotto dalla vinificazione di questa uva locale, dal limitato sviluppo alcoolico. Impossibile rintracciare particolari lodi (olfatto leggero e poco espressivo, acidità lieve sorretta da una frizzantezza da naturale rifermentazione), ma neanche infamia per un vino corretto, senza particolari difetti, volutamente umile.

d.c.


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… più memorabile del vino la meravigliosa “bomba di riso”  abbinata ed improvvisata in quattro e quattr’otto da Elena…

Vini da supermercato

Si! È vero! Pur essendo perdutamente innamorato del vino, anche nel suo essere oggetto, ho sempre considerato i prodotti venduti nella grande distribuzione, solo come lontani parenti del mio oggetto del desiderio. Ebbene sì: l’allocazione usata nel titolo ha sempre avuto valenza dispregiativa! Avevo ragione? Ma non lo so… Vedendo molto spesso i prezzi ed i tempi con cui la g.d.o. liquidava le proprie partite d’acquisto, la mia solidarietà verso il produttore si trasformava nella convinzione che quest’ultimo vendesse alla controparte la peggior produzione. E poi per un cultore della conservazione come me, vi immaginate scaffali e pallet di cartoni esposti a qualsiasi variazione di temperatura, luce e condizioni di umidità ? Barbarie! Era giusto che negli scaffali si trovasse solo il peggio! Certamente la crisi del consumo del vino ha aiutato a stemperare le mie posizioni intransigenti, convinto che in realtà la grande distribuzione sia stata utile valvola di sfogo (anche per le grandi cantine) nello svuotare almeno parzialmente gli stoccaggi che si saturavano. Non sono ancora convintissimo di trovare qualità , però perlomeno ho recuperato la valenza nel poter rintracciare velocemente vini non propriamente facili da recuperare. Per cui questa sera inizio una nuova rubrica, dedicata a quei, rari, vini che mi sentirò di salvare dal bancone facendo la spesa.

Sono quasi 10 anni che non bevevo un Cirò, ossia dalla mia ultima vacanza in terra calabra. Questa sera ho incontrato un Gaglioppo in purezza del 2015 della Vinicola Zito snc di Cirò Marina (Kr): un bellissimo rubino vivace, un intenso profumo di frutti rossi, tabacco e cioccolato, peccato una beva troppo leggera, solo acida, ma senza una struttura degna da vero vino rosso, nonostante ben 13% di alcool. Sfuggevole al palato. Lontanissimo da quei ricordi stampati nella mia memoria dei veri Cirò Rossi.

d.c.