Alla scoperta dell’Etna – Vivera temperamento vulcanico

Sicilia terra di panorami mozzafiato, sole, mare cristallino e di grande, grandissima cultura enogastronomica.
Il risveglio, nei primi anni del nuovo millennio, della vinificazione sull’Etna ha arricchito la già preziosa offerta vitivinicola donandoci prodotti di estrema eleganza che sanno rivelare eccellenze al pari di quanto espresso dalle più blasonate zone vocate ai grandi vini.
Siamo in Contrada Martinella – Linguaglossa nella zona nord della “C” rovesciata dell’Etna (rivolta al mare) dove il Nerello, storico vitigno della zona, sa esprimere stature senza eguali.
Avevamo già conosciuto la famiglia Vivera in occasione di Terre d’Italia – Vini d’Autore a Lido di Camaiore e già D.T aveva elogiato i loro vini e annoverato l’Etna Bianco Salisire 2012 nella sua TOP TEN dell’annata 2017.
E’ finalmente giunta l’ora di visitare la cantina. Veniamo accolti nella splendida tenuta alle pendici dell’Etna da Eugenio Vivera, con piacevole sorpresa di entrambi scopriamo di essere stati compagni di studi universitari (ma questa è un’altra storia!) e dalla sorella Loredana, insieme conducono l’azienda di famiglia.
Iniziamo il nostro tour nei vigneti della zona, i Vivera producono anche a Corleone nel cuore della Sicilia occidentale su circa 24 ettari che presentano terreni alluvionali argillosi impiantati a Chardonnay, Insolia, Catarratto, Merlot e Cabernet Sauvignon, posti a circa 400 metri sul l.m..
Qui invece, su terreno lavico, i vitigni si estendono per circa 12 ettari a una altitudine di 550-600 metri dedicati agli autoctoni Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Carricante. Gironzoliamo tra i filari di proprietà all’”ombra” dell’Etna, l’atmosfera è frizzante, il panorama da cartolina: siamo a circa 9 chilometri in linea d’aria dal cratere e a pari distanza dal mare. Sono presenti viti ad alberello, tipiche della zona, e a cordone speronato, preferito dal produttore per la conformazione che consente una maggiore areazione anche se, in questa splendida vallata, certo non manca la costante brezza che consente di contrastare l’umidità e di ridurre al minimo i trattamenti in vigna.
Entriamo ora in cantina. La sobrietà esterna dell’edificio che ben si fonde all’armonia del paesaggio lascia il posto, una volta scesi nell’area di lavorazione, a spazi ampi e ariosi. La cantina, all’avanguardia tecnologica, ci stupisce per i diversi colori di ogni sala volti a migliorare la qualità del lavoro di chi vi opera: cromoterapia!
Ma è arrivato l’atteso momento della degustazione. Ci accomodiamo nell’ampia sala dedicata con vista su vigneti e vallata, Eugenio ha selezionato per noi alcuni vini per offrirci un panorama della produzione, interamente biologica, pari nel complesso a circa 150 mila bottiglie l’anno.
Apriamo le danze con due vini della zona di Corleone dagli evocativi nomi, iniziamo con Altrove 2018 accurato blend in prevalenza Chardonnay con Insolia e Catarratto: luminoso, stupisce la freschezza ben supportata dalle note minerali, sentori floreali poi pesca bianca, agrumi e frutta gialla, finale salino e persistente. Che aperitivo!!
E’ ora la volta del C’era una volta 2018 rosè da uve Merlot in purezza. Di color ciliegia tenue, ricorda al naso la violetta poi fragola con note speziate. Al sorso è minerale, freschissimo con un garbato tannino in sottofondo.
Accogliamo con piacere la proposta di assaggiare alcuni crostini che ci consentono di godere dei due profumatissimi olii frutto degli storici uliveti di proprietà della famiglia.
Accompagniamo i vini allo spuntino, ci spostiamo in Contrada Martinella.
Salisire Etna Bianco 2015: Wow!!!! Sa di vulcano questo Carricante. Dorato e luminoso, si percepiscono effluvi di pietra focaia e idrocarburo poi frutta tropicale e note balsamiche, grande complessità. Beva ammaliante, definita e piena, di grande sapidità aromatica. Ottima la persistenza.
Proseguiamo con l’Etna Rosso 2017 new entry della produzione, Nerello Mascalese in purezza elevato in solo acciaio. Colore vivo, intenso. Cestino di frutti rossi cresciuti sull’Etna, chiude con lievi note speziate. Invoglia al secondo sorso e poi subito al secondo bicchiere.
Chiudiamo il nostro percorso con il Martinella Etna Rosso 2013, Nerello Mascalese 90% e Nerello Cappuccio 10%. Rosso granato di grande spessore, al naso è un rincorrersi di sentori fruttati e minerali, esprime tutta l’eleganza ed il temperamento del vulcanico terroir. Così la pienezza della polpa di ciliegie e fragole, mirtilli neri e more, di amarene e lamponi, si interseca con cannella, pepe nero e tostatura poi ecco la liquerizia e il rosmarino. Sorso profondo, rotondo e intrigante che permea il palato. Stupendo!
Davvero bella degustazione che ci ha immersi nei sapori della Sicilia, porteremo con noi le emozioni del vulcano racchiuso nelle bottiglie. Ancora un ringraziamento a Eugenio e Loredana per l’ospitalità, ragazzi avanti così!!!
Un caro saluto ad Antonio Vivera padre dei nostri ospiti e patron dell’azienda, ricordo con estremo piacere la chiacchierata enogastronomica fatta insieme, è stato un vero piacere conoscerla.

R.R.

Ferrari Perlé 2013. Trentodoc.

In tema di sboccature 2019, qui ci troviamo di fronte ad un campione ben più elegante ed equilibrato rispetto al precedente Franciacorta. Impossibile datare puntualmente il lotto, ma probabilmente la delicatezza dello Chardonnay trentino mostra una maggiore finezza da immediato degorgement. Nette percezioni di frutta molto fresca come pesche ed albicocche, un morso di mela verde, una sussurrata impressione di erbe aromatiche. È sorprendente l’espressività olfattiva esaltata da una esuberante frizzantezza. La recente sboccatura è testimoniata solo da un’acidità ancora molto aggressiva, citrina ad oltranza, che però mai lede l’eleganza del bicchiere.

d.c.

Iniziano le sboccature 2019

Tradizionalmente dopo Vinitaly ci si comincia ad imbattere nelle bottiglie con sboccature dell’anno corrente; ed ecco che puntualmente cominciamo a stappare…

Il Novalia Brut di Villa Crespia, Franciacorta apprezzato dallo scrivente per l’ottimo rapporto prezzo/qualità, sta soffrendo un po’ la recente sboccatura (probabilmente febbraio ’19): acidità e la dolcezza, non solo di frutta ma dettata da una ancora invasiva liqueur, procedono su due binari che viaggiano paralleli, non ben integrati. In realtà oltre questa parziale “sconnessione”, che verrà assorbita progressivamente nel tempo, il frutto croccante che affiora, di polpa gialla, ed i fiori bianchi nonché la tipica fragranza da panetteria lasciano presagire i riconosciuti standard di qualità.

d.c.