W LA MENTA, W GLI AMICI E W “LE RANE” 2001 DI LURETTA!

La ricostruzione cronologica degli eventi ha comportato un discreto impegno da parte del clan.

Si presume che il tutto ebbe inizio il 1° novembre 2016 in occasione della consueta degustazione in cantina di “vecchie annate” abbinate a formaggi d’eccellenza italiani e francesi. Pare fu in quella circostanza che assaggiammo per la prima volta l’annata 2001 della malvasia aromatica di Candia “Le Rane”di Luretta. Con certezza possiamo invece affermare che è stato sabato 23 settembre 2017 (WhatsApp ha davvero buona memoria) quando abbiamo dato fondo alla bottiglia procurataci, supponiamo, durante l’evento sopra menzionato.

Ed è da quella serata che con Anto, Karla e Tommy ogni tanto, durante le nostre alcoliche cene spunta la frase: “Ma ti ricordi la menta, ti ricordi che buono!” Ed è così che ricordo dopo ricordo, l’occasione è arrivata. E’ il 21 dicembre 2019 quando torniamo tutti insieme al Castello di Momeliano dove ha sede la cantina. Questa volta la degustazione è bollicine (e non solo) abbinate a Caviale di Calvisano, evento già quel giorno immortalato in diretta su Facebook.

E’ in tale occasione che ci siamo accaparrati ben due bottiglie della nostra annata preferita dai sentori di menta. Credo che in cantina non ne rimangano molte di più!

Quanto abbiamo resistito all’assaggio? Sì sì abbiamo fatto passare le natalizie feste ma poi…. Cosa mangiamo, cosa non mangiamo…. Erborinati? E allora stappiamo “Le Rane”, annata 2001 ovviamente. Ammalia nel calice il topazio brunito, al primo naso esprime una confettura di albicocca mai stucchevole, inseguita da matura frutta esotica. Ma ha riposato quasi un ventennio, merita un po’ di ossigeno. Trascorso qualche minuto mi riavvicino e sono i datteri e i fichi secchi a farla da padrone. Ancora qualche istante e finalmente arrivano gli effluvi di menta accompagnati da lievi sensazioni di eucaliptolo. È giunta l’ora di assaggiarlo che dite?  Notevole la freschezza data da un’acidità che non ha risentito del tempo, sorso ben equilibrato e armonioso che invoglia ad un secondo, poi ad un terzo… Confermato l’ottimo abbinamento agli erborinati. Chapeau. Ripaga il prezzo ben diverso rispetto a quello dell’annata in commercio (grazie amici per il contributo). Bottiglia davvero notevole ma sono convinto che possa riservare ancora qualche sorpresa. Per fortuna il lungimirante Tommy ne conserva ancora una. L’appuntamento è fissato fra 2 anni. Resisteremo? Non credo. W la menta e gli amici!!

R.R.

Ed ecco le prove
Tommy conservala!!

ADANTI – SAGRANTINO MOTEFALCO ARQUATA 2010

Nel 2016, di ritorno dall’Umbria, i miei genitori mi omaggiarono di alcune bottiglie di Sagrantino quale souvenir del loro enogastronomico tour.

Fu una bottiglia di Arquata di Adanti a conquistarmi per potenza e profondità. Ritrovato lo scorso inverno in una degustazione ne ho acquistata una bottiglia dell’annata 2010. Trovato ancora quasi “sbarazzino” nonostante i quasi due lustri di invecchiamento, mi ero ripromesso di lasciarlo riposare. Ma, in un freddo sabato di gennaio, non ho resistito ad aprirlo sedotto da un invitante brasato con polenta in compagnia di amici.

Nel bicchiere lo scuro rubino appare profondo e impenetrabile. Servono un paio di ore perché al naso renda la sua migliore espressione. Poi la complessità esplode: visciole, amarene e prugne a cui seguono spezie orientali, caffè, fiori appassiti e bacche di ginepro con un accenno di fumè. 

Sorso intenso, i 15° si fanno sentire ben supportati da decisa freschezza anche se il tannino, efficace e definito, è forse ancora un po’ troppo affilato. Vino coinvolgente di lunga e convincente persistenza.

Bella crescita rispetto all’assaggio della stessa vendemmia fatto oltre un anno fa, ma non ho dubbi che possa riservare ancora una notevole evoluzione. Per fortuna il mio pusher è ben fornito!

R.R.