Ribolla gialla 2012, Collavini.

Una ribolla gialla vinificata con metodo classico?  L’unica ribolla gialla ? Ero rimasto troppo appeso alla curiosità dopo aver sentito una mirabolante recensione durante una puntata di Decanter a Radio2. E quasi casualmente ho rintracciato una bottiglia del millesimo 2012, con sboccatura 2016 (quindi a maturità del prodotto al culmine).

Scende nel bicchiere in una bella veste giallo carico. Perlage di una certa finezza e persistenza. Deludente per intensità e spettro olfattivo, estremamente tenue e timido, incapace di contraddistinguersi per note aromatiche. Si rifà al palato con una buona incisività e pulizia, piena di frutto giallo. Di buona persistenza e chiusura fruttata senza note amaricanti. Non rimarrà, nonostante i redazionali ascoltati, nei miei ricordi più limpidi…

d.c.

La grafica dell’etichetta è nobile.


Complete anche le informazioni della retroetichetta

Panorama…

Cuvée 600uno, Concilio spa, Trento doc.

Ma bravo Vincenzo! Le aspettative non potevano di certo essere smisurate: Brut di produzione industriale, 6 eur (si si ! Ho scritto 6 eur…) alla bottiglia. Riposto in ghiacciaia per accompagnare qualche aperitivo improvvisato. Ed invece il prodotto è assolutamente corretto: forse, anzi sicuramente agevolato da una sboccatura non datata (giugno 2016), scende nel bicchiere di un bel giallo paglierino carico. Profumi di frutta gialla matura “da chardonnay”. Palato preciso, pulito, “rinfrescante”. Per fortuna mi sono lasciato fregare e ne ho acquistato un cartone… in Franciacorta avrei ottenuto a pari investimento un bottino molto più scarso!

d.c.

Barbera d’Alba doc: Lablù 2012, Damilano; Trevigne 2014, Domenico Clerico.

Il sabato la Barbera d’Alba di Damilano: facile, fruttata, piacevolmente succosa, ma con una acidità che sorregge costantemente la beva. Un inno alla convivialità. “Versato” su strabilianti Plin dell’Antico Pastificio De Filippis nel cuore della prima capitale d’Italia.


La domenica la Barbera di Domenico. Impostazione diversissima. Cupa, profonda (anzi profondissima), complessa e concentrata: nata per stordirti e stupirti. Difficile ad occhi chiusi riconoscere il vitigno, che si può solo intuire per la freschezza che traspare dopo che le papille si sono rilassate dalla corposità del fluido. Di persistenza impressionante.



  d.c.

On attend Emmanuel

Vive la France! Vive la France!!! Non troppo, anzi per nulla interessato alle vicende presidenziali transalpine, ho ben pensato di festeggiare il futuro Roi de France nell’unico modo che io conosca.


Champagne. Blanc de Blancs di uno dei Grand Cru a me graditi: Bouzy.  BARON DAUVERGNE. Elegante, cremoso, infinito al palato, il perfetto accompagnamento a qualsiasi cosa.


Ma non contento e seriamente intenzionato ad intonare al meglio la Marsigliese ecco la vera perla della serata:

Chablis, Grand Cru, Vaudésir, 2007, Jean-Paul & Benoit DROIN.


Un colpo di cannone! Scende nel bicchiere con una veste giallo oro, non intensissima, dando attesa di un prodotto perfetto, di incredibile concentrazione ed intensità. Ed all’olfatto di nuovo un colpo di cannone! Se ne percepisce nettamente il tipico (tipico solo nei grandi Chablis) profumo di canna da fucile ovvero di polvere da sparo, ma poi qui dentro c’è tutto! C’è un’intera macedonia di frutta gialla matura, con spruzzate d’agrumi. Ma c’è anche una leggera speziatura di erbe aromatiche. E’ talmente affascinante e perfetto che non riesci ad allontanare il naso dal bicchiere, e l’ossigenazione del liquido ora esalta alcuni profumi, ora altri, mantenendo un equilibrio sempre mirabile. Al palato la rotondità della concentrazione, ammorbidita da una componente di alcool (13,0% vol. inusuale) e polialcolica impressionante, anche qui perfettamente equilibrata da una freschezza che seppur non sferzante regge l’intera tessitura strutturale. 

Allons enfants de la Patrie….

d.c.


Albino Rocca, Barbaresco DOCG 2013.

Mi ha sempre emozionato nonchè suggestionato, fin da giovanotto, quella strada Rabaja che risale il dolce crinale della collina, e soprattutto quella via che si apre a destra: la Strada Giro del Mondo. E ti domandi (e mi domandavo): dove porterà? Da nessuna parte! Sei arrivato! Tutto il mondo è lì! Sei nel (mio) cuore del Barbaresco!

Frequento queste bottiglie da anni, e da anni bevo Albino Rocca (che in realtà è qualche decina di metri prima del Giro): è con queste bottiglie che ho compreso la mia incurabile nebbiolodipendenza.

E di conseguenza, anche questa volta, vale il silenzio…

d.c.

Io per te, Prime Alture, Brut Metodo Classico. OltrePo’ DOCG

Capitato per motivi lavorativi nell’ incantevole Resort, ad un passo da Casteggio, me ne sono venuto a casa con 3 bottiglie, delle quali una è stata immediatamente sacrificata alla mia curiosità.

Tipico Blanc de Noir da sole uve di Pinot Nero, si presenta nel bicchiere nella giovanile veste di un giallo scarico, con pennellate verdognole, perlage nobile caratterizzato da infiniti spilli di carbonica. Olfattazione entusiasmante, molto fruttata tra note di albicocca e di un agrume dolce, di rara finezza e purezza. Molto francese.  Più incerto il gusto, forse troppo condizionato da una dolcezza da liqueur un po’ troppo invasiva, che di fatto si trascina in persistenza. Forse il campione è ancora troppo giovane, non avendo ancora digerito una sboccatura probabilmente del gennaio 2017.

d.c.

Elegante nel suo insieme la bottiglia.

… un po’ meno la retroetichetta che però rappresenta tutte le informazioni necessarie.


Tappo nobile, di elevata qualità. Peccato (per i collezionisti)  la presenza di una capsula anonima.