Il gusto dell’antico del Sangiovese

Antica la zona di produzione, antica la cantina (narrata sin dal medioevo), ma soprattutto antico il gusto di un vino, per lo scrivente dal fascino impareggiabile. Chiaccherata ed un po’ dimenticata la denominazione di origine per eccessi modernisti inseguiti da molti dei produttori aderenti, forse troppo stretti nella morsa di un Chianti iper produttivo e dall’irrefrenabile marketing promozionale e dal non troppo lontano “Sua Maestà” il Brunello. Ma qui no! La forte sensazione nell’avvicinare il bicchiere è di arrampicarsi nella storia e nel cuore del Sangiovese. Riserva 2005 che scopriamo prodotta in 6.000 esemplari, nell’assemblaggio storico tra uve di Sangiovese (75%) ed una quota a complemento di Cannaiolo e Cabernet Sauvignon (ricordo che lo stesso dimora sulle colline intorno a Firenze dai tempi di Caterina de’Medici, importato dalla stessa e chiamata “uva francesca”).  Il rosso rubino nel bicchiere comincia a virare su note decisamente granate. I profumi sono intensissimi, ancora fortemente giocati su note di frutta rossa, marasca su tutti, ed una viola leggermente passita e suadente. L’aggettivo più corretto è signorile, quasi aristocratico. Solo dopo un po’ di ossigenazione avanzano note terziarie di tabacco e cuoio. In bocca l’acidità è persino aggressiva, donando note di spigolosità detergente. Qui la retrolfattazione restituisce note terrose e di tabacco. La componente alcolica seppur presente (13%) non è mai percepita. Persistenza lunghissima per un oblio di suggestioni.

Villa il Poggiolo, Riserva 2005, Cianchi Baldazzi, Carmignano docg.

d.c.



Tappo nobile e perfetto nonostante 11 anni.


Sanguis Giovis….

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *