Quanto tempo senza vini dolci.

C’era un tempo in cui ci beavamo a degustare vini botrizzati o passiti, ed ad inventare abbinamenti avventurosi o audaci. Non c’era cena importante che non finisse con una “chicca” che attentasse a pancia e trigliceridi… Ma poi, quasi improvvisamente, ce ne siamo dimenticati, lasciando decine di bottiglie ad invecchiare ed evolvere nelle nostre cantine. E così, ogni tanto, ne affiora la voglia riportando a tavola bottiglie necessariamente agée.

Tredici anni per avere nel bicchiere un succo d’oro con un aroma di albicocca disidratata (a cui non eravamo più abituati) coniugato con sentori di marmellata di agrumi, miele d’acacia ed, ahimè, anche qualche traccia di zafferano, che un po’ indebolisce la poesia struggente. In bocca invece si compie la solita magia dei grandi vini di Sauternes, quando calore alcolico e dolcezza, necessariamente esuberanti, vengono attutiti dalla granitica durezza della componente acida. Poi persistenza caramellata.

d.c.

CCLXXII

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